Agosto 22, 2023
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1985
L’oro è stato sempre, fin da tempi immemorabili, considerato dall’uomo come il più prezioso dei metalli. E’ stato il primo metallo che ha conosciuto e lavorato.
Molto prima ancora del rame e del ferro.
L’età dell’oro è poi associata, nel nostro immaginario, ad un era di tale prosperità e felicità difficilmente ripetibile, un Eden che non tornerà mai più, un paradiso perduto. Forse questo dovuto anche al fatto che, diversamente dal rame e dal ferro, non è mai stato fuso per ricavarne armi. Il solo nominarlo evoca emozioni.
E’ usato continuamente come sinonimo e metafora di benessere assoluto. Associato non solo alla ricchezza materiale ma anche spirituale e persino esistenziale (“una persona d’oro”, “un periodo d’oro”, “un’occasione d’oro” sono frasi comuni nel nostro lessico).
Simbolo di purezza assoluta. Legato indissolubilmente alle religioni. L’arca dell’alleanza, nella tradizione del vecchio testamento era ricoperta d’oro. Per non dire poi del vitello d’oro.
Inoltre vi è un aspetto in più da considerare: il suo colore. Parliamo ovviamente dell’oro giallo, quello più comune e maggiormente commercializzato in gioielleria, che poi è il suo colore originario, naturale. Un colore unico immediatamente riconducibile al sole, religione di grandi civiltà (Zoroastro dell’impero persiano e il Sol Invictus nell’impero romano tanto per citarne alcune) oltre che stella da cui tutto è nato sulla terra.
Ma un ultimo e importante aspetto ne caratterizza in modo inequivocabile e definitivo il suo legame con l’immaginario: l’oro, tutto quello che è stato raccolto ed estratto finora e tutto quello ancora conservato nelle viscere della terra o nell’acqua dei fiumi, proviene dalle stelle, dal cosmo, dall’infinito.
Solo i collassi stellari riescono a creare l’oro perché non esiste un processo geologico in grado di sviluppare sufficiente energia a fondere le particelle elementari che lo costituiscono e solo in stelle di grande massa, molto più grandi del nostro sole per intenderci, ci sono quelle condizioni di pressione e temperatura che portano alle esplosioni nucleari adatte alla sua formazione.
Questo, insieme alle sue proprietà davvero uniche, spiega perché il suo valore intrinseco si confonda immancabilmente con quello simbolico e ne faccia, per l’uomo, il metallo per eccellenza.
Ma questo mette in luce anche un altro aspetto che è quello del suo valore commerciale il quale, a parte alcune più o meno sensibili flessioni in presenza di significative alterazioni politiche ed economiche o di grandi speculazioni finanziarie, sempre ovviamente di carattere globale, non ha mai, nel corso dei millenni, subito una vera e propria “debacle”. Anzi, negli ultimi anni, il suo valore si è stabilizzato su cifre mai raggiunte prima.
Ed è questa la ragione per cui è considerato il bene rifugio per eccellenza. Si certo, col tempo e con l’aumentare del livello tecnologico, si potranno sfruttare giacimenti di cui già oggi se ne conosce l’esistenza ma che non sono, al momento, ritenuti convenienti per il rapporto costo ricavo.
Insomma il fatto che quello che c’è c’è, e non se ne possa aggiungere dell’altro, lo rende (come è sempre stato d’altronde) estremamente solido e sicuro sotto il profilo speculativo. Ed è comunque assai improbabile che domani in laboratorio si riesca a trovare quella “ pietra filosofale” che fu l’ossessione degli alchimisti del Medio Evo, che avrebbe dovuto trasformare metalli “vili” come piombo o ferro nel più nobile di essi, l’oro.
Le sue peculiarità sono poi, come dicevamo, impossibili da riscontrare tutte insieme in qualsiasi altro metallo.
La sua estrema INCORRUTIBILITA’ (è intaccabile solo dall’acqua regia e dallo ione cianuro) ha fatto si che la stragrande maggioranza di tutto l’oro immesso in circolazione fin dai primi uomini sia ancora, in una forma o nell’altra, ancora oggi presente. In un gioiello piuttosto che in una protesi dentaria o nella componentistica di un cellulare.
La sua MALLEABILITA’ è unica nei metalli preziosi. Pensate che da un solo grammo, opportunamente schiacciato, se ne ricava una lastra di un metro quadro. Dallo stesso grammo d’oro sembra che un laboratorio americano abbia ricavato un filo invisibile così sottile della lunghezza di oltre di 3 kilometri.
Proprio per aumentarne la durezza in generale e quella tensile (sopportare la massima forza d’allungamento senza rompersi) in particolare, soprattutto in gioielleria, viene unito ai cosiddetti metalli base che, oltre a renderlo lavorabile, ne determinano anche il colore e, nella diversità delle loro proporzioni, la caratura.
Abbiamo quindi l’oro giallo (oro + rame + argento + zinco), l’oro bianco (oro + palladio, platino o nickel + rame + zinco) e altre ancora fino ad ottenere una discreta gamma di colorazioni o sfumature diverse sempre cambiando o incrementando i metalli base. Aumentando o diminuendo le proporzioni delle leghe abbiamo le diverse carature più comuni, da un massimo di 24 KT (usato solo per i lingotti) ad un minimo di 8 KT ovvero 333/1000.
E’ infatti la stessa identica cosa parlare di oro 18KT oppure di oro 750 perché 18 sta a 24 come 750 sta a 1000 così come sull’oro 14KT si può trovare tranquillamente il marchio 585 e su quello 9KT il numero 375.
Infine la sua RARITA’.
Tutti i metalli preziosi sono costosi perché presenti in quantità limitata e difficili da estrarre, ma l’oro, in questa speciale classifica, li batte di gran lunga tutti. Basti pensare che se il ferro (il materiale più presente, facile ed economico da estrarre) è presente nella crosta terrestre in proporzione di 5,6 parti su 100 l’oro lo è con una presenza di solo 4 parti su un miliardo di parti. Avete letto bene, quattro su un miliardo.
Una percentuale incredibilmente minima che lo rende, insieme a tutte le sue altre qualità, così prezioso e unico.
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