Luglio 08, 2024
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Lo smeraldo
Non è proprio certo ma lo smeraldo sembra debba il suo nome al termine dell’antico sanscrito “maragata” il cui significato letterale era, per l’appunto, “pietra verde”.
Questo anche per capire, essendo il sanscrito tra le lingue indo-europee più antiche, da quanto tempo l’uomo apprezza la bellezza di questa gemma. Già Plinio il Vecchio (siamo nel primo secolo d.C.) nella sua Naturalis historia descrive il colore dello “smaragdus” (questo il termine latino) come il verde più bello che fosse dato vedere.
Simbolo di fedeltà e lealtà gli egizi lo estraevano già nel 3.500 a.C. nelle miniere di Zabarah sul Mar Rosso mentre i romani si spingevano fino ai quasi 1800 metri nella Habach valley, nei pressi dell’odierna Salisburgo (dove ancora oggi gli appassionati di trekking possono percorrere l’emerald trail) per scavare smeraldi, tra i quali senz’altro quelli che servirono a fabbricare le lenti che l’imperatore Nerone usava per assistere ai giochi circensi in quanto si riteneva che lo smeraldo sfaccettato contribuisse a riposare la vista.
E’ anche possibile, o comunque verosimile, che qualcuna di queste lenti usate dai ricchi romani del I° secolo, per un caso assolutamente fortuito, sia stata lavorata in modo che potesse correggere (immaginare la sorpresa) un’ eventuale miopia anche se poi per risolvere questo problema in modo consapevole dovremo aspettare i soliti arabi alla fine del primo millennio.
In ogni caso possiamo tranquillamente supporre che i prototipi dei primi occhiali avessero lenti di smeraldo. Gli smeraldi più belli già a quel tempo raggiungevano un valore considerevole tanto che furono proprio i romani i primi ad imitarlo con vetri colorati di verde.
Lo smeraldo ( lo abbiamo già detto nel blog relativo al rubino) è la varietà verde del berillo. Non tutti i berilli verdi possono però essere definiti smeraldi poiché quando il suo verde non ha il giusto tono e l’appropriata saturazione viene definito semplicemente ”berillo verde”.
Quando il berillo presenta un colore verde-giallo si tratta di eliodoro e quando il colore è invece azzurro con il verde come colore secondario si parla di acquamarina.
Il colore verde intenso dello smeraldo è invece dovuto a piccolissime quantità di cromo nel sistema cristallino esagonale del berillo. Col giusto tono e saturazione è un verde meraviglioso, unico e per questo detto appunto “verde smeraldo”.
Nello smeraldo sono pressochè sempre presenti inclusioni e quando sono totalmente assenti quasi sicuramente siamo in presenza di una pietra sintetica. Ovviamente questo va considerato un elemento indicativo e non diagnostico.
Negli smeraldi migliori le inclusioni sono tenui e non visibili ad occhio nudo e si deve ricorrere alla lente 10X e per smeraldi naturali veramente eccezionali addirittura al microscopio. Le inclusioni, tra l’altro, quasi sempre rivelano la loro provenienza e con la provenienza varia anche il loro colore. Gli smeraldi africani hanno una tonalità verde-gialla e quelli colombiani una tonalità verde-azzurra.
Gli smeraldi più belli e di maggior caratura provengono dalla Colombia dove le miniere più famose sono quelle di Muzo e di Chivor.
Piccole quantità di smeraldi di qualità media e solo eccezionalmente alta provengono dal Brasile, dalle miniere di Carnaiba nello stato di Bahia e quella di Etabira nel Minas Gerais, anche se va detto che negli ultimi anni smeraldi di buona qualità sono stati estratti dalla miniera di Santa Teresina de Gois.
Dagli anni 70 del secolo scorso smeraldi di ottima qualità vengono estratti nell’Africa orientale, Zimbabwe e Tanzania ma soprattutto Zambia. I più famosi per il loro colore sono però quelli di Sandawana nello Zimbabwe, verde intenso con leggera sfumatura gialla.
Gli smeraldi africani hanno in genere un bellissimo colore e meno inclusioni ma solo molto raramente eguagliano il verde caldo e avvolgente di quelli colombiani, con le caratteristiche inclusioni trifasi (liquide, solide e gassose) accompagnate in quelli di Chivor da albite e cristallini multisfaccettati di pirite ed in quelli di Muzo da inclusioni romboedriche di calcite e parisite.
Il difetto principale dello smeraldo, se così si può dire, è la sua fragilità. Fragilità ancor più accentuata dalle inclusioni e fratture interne, anche quelle invisibili ad occhio nudo. Ha una durezza compresa tra 7 e mezzo e 8 nella scala Mohs e quindi molto inferiore a zaffiro e rubino.
E’ la più delicata tra le “big three” e quindi si raccomanda sempre di trattarla con estrema delicatezza ed accortezza. E’ consigliabile usare sempre molta attenzione nel pulirlo evitando prodotti corrosivi e cercare di evitare forti sbalzi termici che potrebbero accentuarne le microfratture. Difficilmente, tanto per dire, un gioielliere si prenderà la responsabilità di pulire un vostro anello che monta uno smeraldo nella vasca degli ultrasuoni.
Non a caso lo troverete sempre incastonato in montature molto protettive tipo “bezel setting” e quasi sempre tagliato a tavola e gradini in quel taglio tipico che da esso prende il nome, “taglio smeraldo” appunto.
Anche quando altre pietre preziose, un diamante per esempio, vengono tagliate in quel modo si parla sempre di “taglio smeraldo”.
Grezzi non di grande qualità con inclusioni particolarmente evidenti ed invasive vengono invece spesso tagliati a cabochon.
E’ difficile confondere un bello smeraldo con altre pietre. Alcune tormaline verdi con un colore particolarmente bello possono ingannarvi per un attimo ma mai avranno il tipico verde dello smeraldo ed hanno in ogni caso un pleocroismo molto più marcato ed un colore meno deciso e soprattutto meno uniforme.
Talora anche alcune olivine dal verde intenso potrebbero sul momento trarre in inganno ma anche queste hanno uno spiccato pleocroismo con tendenza al giallo ed una birifrangenza notevole rispetto allo smeraldo.
Le imitazioni dello smeraldo. Fu il francese Ebelman, nel 1949, a produrre per la prima volta lo smeraldo sintetico. Via via col passare degli anni e di conseguenza con il miglioramento delle tecniche sempre più sofisticate si è giunti negli anni 50 del secolo scorso ad ottenere smeraldi sintetici di ottima qualità quasi indistinguibili, ad occhio nudo, anche per un esperto, da uno smeraldo naturale. L’ identificazione più sicura in questo caso è la radiazione ultravioletta.
Lo smeraldo sintetico, al contrario di quello naturale è trasparente ai raggi ad onda corta. Inoltre non troverete mai smeraldi sintetici di piccola caratura perché assolutamente antieconomico per chi li produce. Come dicevamo prima è altamente improbabile vedere uno smeraldo naturale assolutamente privo di inclusioni. Il vostro gioielliere di fiducia, al quale è sempre consigliabile rivolgersi, in questo caso ricorrendo anche all’uso del microscopio, vi darà senz’altro la certezza dell’acquisto.
Un altro aspetto importante dello smeraldo è il suo trattamento che tende ovviamente a migliorare l’aspetto visivo della pietra sia per quanto riguarda il colore che le sue inclusioni.
Si suppone che non meno del 95% degli smeraldi siano in qualche modo trattati.
Di solito il trattamento avviene con l’olio di cedro che ha il vantaggio di essere incolore e di avere un indice di rifrazione molto vicino a quello dello smeraldo.
Vi sono anche interventi con svariate componenti chimiche più o meno ortodossi. In questo caso è fondamentale distinguere tra trattamento irreversibile e reversibile. Il primo, comunemente accettato in gemmologia, fornisce una pietra più bella ed economicamente interessante ( anche se ovviamente il suo valore scende sensibilmente) che resterà inalterata nel tempo.
Nel secondo caso avremo al contrario una pietra indubbiamente più fragile e suscettibile di tornare pian piano al suo mediocre colore originario oppure addirittura di rompersi, per le fratture riempite in modo inappropriato, a causa di un urto o di uno sbalzo termico.
Che dire per concludere. Lo smeraldo è una delle gemme di colore più belle in assoluto. La bellezza del suo verde ha un fascino ineguagliabile. Il suo valore è altissimo. Le pietre di bel colore, superiori ai due carati, hanno valutazioni fra le più alte nel campo delle pietre preziose che possono tranquillamente uguagliare e spesso superare quelle di un diamante dalle pari caratteristiche.
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